venerdì 28 aprile 2017

I SOGNI

infografica sogni
FONTE: http://www.esseredonnaonline.it/infografiche-spazio-salute/la-vita-e-sogno-2/

L'EDUCAZIONE CRISTIANA NEL MEDIOEVO

Risultati immagini per l'educazione nel medioevoA partire dalla predicazione di Cristo in Palestina, una regione periferica da Roma, la nuova religione conquista lo stesso impero. Dopo una fase di precauzioni, al cristianesimo viene riconosciuta la libertà di culto e diventa la religione ufficiale dell'impero.
Man mano che l'impero romano va incontro allo sfacelo, cresce l'importanza della Chiesa cristiana, che cerca di conservare le strutture amministrative dello stato. I monasteri, che sorgono in campagna, sono non solo isole di pace in un mondo sconvolto dalle invasioni germaniche e dalle guerre, ma anche centri di conservazione e di trascrizione di opere del passato.
Il cristianesimo manifesta una spiccata vocazione pedagogica. Cristo è il maestro e predica la "buona novella". I primi strumenti dell'educazione cristiana sono i Vangeli incentrati sulla figura di Cristo e sul suo esempio. Fondamentale nell'educazione è l'imitazione di Cristo.
Cristo insegna attraverso esempi concreti, che sono il contenuto delle numerose parabole: il termine viene dal greco parabolé che vuol dire "comparazione" e "similitudine". La parabola è quindi un racconto didascalico che ricorre a esempi concreti paragonando tra loro due situazioni: una nota e una non nota, per favorire la comprensione di concetti complessi, illustrati in modo semplice. L'intento di Cristo è quello di farsi capire da tutti.
Nei primi secoli l'educazione cristiana non si appoggia a una vera e propria struttura scolastica, ma è basata sul rapporto personale, che ricorda l'azione degli apostoli, un'educazione informale portata avanti dai Padri apostolici.
Nell'ottica cristiana l'educazione è rivolta a tutti, senza differenza di sesso, di appartenenza etnica, di condizione sociale e di capacità intellettuali. Quello cristiano è un messaggio universale che, attraverso un rinnovamento interiore vuole condurre alla salvezza dell'anima.
Il messaggio di Cristo che l'educatore trasmette è incentrato sull'amore  per dio. Poichè però la pratica dell'amore non è facile, gli uomini necessitano di una guida, rappresentata dallo stesso Cristo, dagli apostoli e poi dai sacerdoti, che li conduca lungo un cammino di perfezionamento continuo.

Anche la concezione dell'infanzia muta sensibilmente. Nella cultura pagana,
tranne poche eccezioni, non si riscontra una particolare attenzione nei confronti dei bisogni specifici di questa età. Per Cristo, invece, i fanciulli diventano un esempio da imitare: anzi, bisogna"farsi simili a loro" per ricevere il premio divino.

 

giovedì 20 aprile 2017

LA MOTIVAZIONE

La motivazione è definita come un processo che avvia, guida e mantiene comportamenti mirati, è ciò che ci induce ad agire. Gli psicologi hanno proposto una serie di diverse teorie sulle spinte motivazionali; Sono la teoria delle pulsioni, la teoria degli istinti e la teoria umanistica.


La motivazione e i suoi componenti

Chiunque abbia mai voluto raggiungere un obiettivo (come voler perdere dieci chili o voler correre una maratona), probabilmente si rende conto subito che il fatto di avere il desiderio di realizzare qualcosa non è sufficiente. Il raggiungimento di tale obiettivo richiede la capacità di persistere attraverso gli ostacoli e avere la resistenza di andare avanti nonostante le difficoltà.
Ci sono tre componenti principali per la motivazione: l’attivazione, la persistenza e l’intensità di attivazione che implicano la decisione di avviare un comportamento, come ad esempio imparare una lingua.
La persistenza è lo sforzo continuo verso un obiettivo. Sebbene esistano ostacoli: come ad esempio seguire più corsi di psicologia o ripetere gli esami, al fine di conseguire una laurea; continuare e concludere una gara di ciclismo nonostante una pioggia battente e salite ripide. La persistenza è l’investimento significativo di tempo, energia e risorse al fine di riuscire a raggiungere l’obiettivo prefissato.


La motivazione e le sue teorie

Quindi quali sono le cose che in realtà ci motivano ad agire? Gli psicologi propongono una serie di diverse teorie per spiegare la motivazione:
  • Istinti: la teoria dell’istinto di motivazione suggerisce che i comportamenti sono motivati da istinti, che sono fissi e modelli innati di comportamento.
  • Unità e Bisogni: molti dei nostri comportamenti, come mangiare, bere e dormire, sono motivati dalla biologia. Abbiamo un bisogno biologico di cibo, acqua e sonno, quindi si mangia, si beve e si va a dormire. La Teoria dell’unitàsuggerisce che le persone hanno unità biologiche di base. Quindi i nostri comportamenti sono motivati dalla necessità di adempiere a tali unità.
  • Livelli di eccitazione: la teoria della eccitazione di motivazione suggerisce che le persone sono motivate a impegnarsi in comportamenti che aiutano a mantenere il loro livello ottimale di eccitazione. Una persona con esigenze di eccitazione basse potrebbe svolgere attività di relax. Chi ha esigenze elevate di eccitazione potrebbe essere motivato a impegnarsi in emozionanti sforzi; ciò perché ha comportamenti tendenti alla ricerca di emozioni forti.
  • La motivazione individuale: una teoria sui bisogni fondamentali dell’individuo è la piramide dei Bisogni di Abraham Maslow.


La motivazione intrinseca e la motivazione estrinseca

Diversi tipi di motivazioni sono spesso descritte come estrinseca o intrinseca. Le motivazioni estrinseche sono quelle che nascono al di fuori dell’individuo. Queste spesso comportano premi come trofei, denaro, riconoscimento sociale o elogi. La motivazione intrinseca è quella che nasce da dentro l’individuo. Per esempio fare un complicato puzzle esclusivamente per la gratificazione personale di risolvere un problema; oppure percorrere 250 km in bicicletta in una giornata, solo per il gusto di pedalare e mettersi alla prova.

giovedì 2 febbraio 2017

KURT LEWIN

Kurt Lewin fu uno psicologo tedesco sostenitore della Gestalt. Egli fu tra i primi ricercatori a studiare le dinamiche di gruppo. Egli formula una teoria chiamata "La teoria del campo" secondo Lewin ogni oggetto (materiale e non), ha una sua valenza, positiva o negativa.
Queste valenze sono forze psicologiche che ci spingono in una direzione piuttosto che in un'altra.
Ci avviciniamo cosi' alle forze positive e tendiamo ad allontanarci da quelle negative.
L'ambiente, avendo anch'esso una valenza, puo' determinare il comportamento della persona che in quell'ambiente (spazio vitale o campo psicologico o ambiente psichico), si relaziona.
L'interazione tra la persona e l'ambiente determina quindi il comportamento ed il comportamento a sua volta agisce nella loro costruzione. Esiste un equilibrio tra la persona ed il suo ambiente e quando l'equilibrio e' compromesso si crea una tensione volta a ristabilire l'equilibrio stesso. Il  campo psicologico presenta un insieme di fatti 
interdipendenti (passati, presenti e futuri), che coesistono, e che possono influire sulla persona, e sono:
1) lo spazio di vita (dato dalla rappresentazione psicologica soggettiva che la persona ha dell'ambiente)
2) i
fatti sociali e/o ambientali (cio' che accade oggettivamente senza che cio' influenzi in quel momento lo spazio di vita della persona)
3) la
zona di frontiera (dove lo spazio di vita ed il mondo esterno si incontrano, rappresenta quindi il confine tra oggettivita' e soggettivita')
Il campo puo' avere molti gradi di differenziazione, a seconda delle esperienze che la persona ha vissuto e per mostrarle, Lewin rappresenta il campo come diviso in regioni delimitate da frontiere, ma comunicanti e dipendenti tra loro.



Egli studia anche le dinamiche di gruppo in cui vede il gruppo come un solo fenomeno non come l'insieme di piu' fenomeni, una unita' unica quindi, una totalita'.
Il gruppo e' una struttura in continuo divenire, complessa in quanto entrano in gioco piu' relazioni, ruoli, canali di comunicazione, esercizi di potere.
Non e' quindi una realta' statica ma 
dinamica e racchiude in se conflitti, forze e tensioni che producono mutamenti.
Nel gruppo l'azione di ogni persona modifica sia le altre persone che il gruppo stesso, ed anche la sua di azione (del gruppo), viene modificata sia dalle azioni che dalle reazioni degli altri (
interdipendenza).
Questo comporta cambiamenti e riequilibri.
Nonostante il gruppo sia dinamico tendera' sempre all'
equilibrio attraverso l'assestamento tra forze che tendono all'unione e forze che tendono alla disgregazione.

domenica 29 gennaio 2017

LA TEORIA SISTEMICA

La psicologia sistemica analizza la relazione educativa partendo da due presupposti: tutto è comunicazione e il mondo psichico è un sistema, ossia una totalità nella quale il mutamento di una parte genera il mutamento collettivo.
 
 Per Watzlawick la comunicazione è un "processo di interazione tra le diverse persone che stanno comunicando". Per lo studioso "non si può non comunicare". Non può esistere una non-comunicazione, in quanto non può esistere un non-comportamento. Perché vi sia comunicazione non vi è bisogno quindi di intenzionalità.
Watzlawick ha sviluppato la pragmatica della comunicazione, dove il primato spetta appunto alla relazione.
Per lui la comunicazione può essere suddivisa in tre settori:
  • la sintassi: che comprende i problemi relativi alla trasmissione delle informazioni;
  • la semantica: che centra l'attenzione sui significati simbolici del messaggio;
  • la pragmatica: che indaga sull'influenza che la comunicazione ha sul comportamento.
Egli afferma inoltre che per  spiegare un singolo fenomeno bisogna prendere in considerazione tutto il suo contesto.
Le principali indicazioni che la teoria sistemica fornisce all'educatore sono:
  • l'educatore nel gruppo classe deve favorire la riorganizzazione interna ogni volta che un nuovo elemento turba l'equilibrio precedente;
  • nel gruppo egli deve individuare le persone-chiave il cui mutamento di comportamento genera il mutamento collettivo
  • egli deve tenere sotto controllo l'ansia o stimolare l'attenzione quando si presenta un problema o viene assegnato un compito.
Sulla base di queste considerazioni l'approccio sistemico sottolinea come le abilità relazionali dell'educatore siano strutture interazionali, perchè l'educatore deve essere capace di interagire nel modo opportuno sia con il singolo che con il gruppo. Inoltre deve accertarsi che il circolo comunicativo che si stabilisce sia orientato in una direzione comune, cioè chi ascolta reagisce, comunicando a sua volta.

LA TEORIA UMANISTA

La psicologia umanista è un orientamento inaugurato da Abraham Maslow che, in dissenso nei confronti della psicologia psicoanalitica, riconduce le motivazioni dell'azione a una serie di bisogni, spiegati da lui nella piramide dei bisogni da lui ideata.




La psicologia umanista prende in esame il comportamento del docente e i suoi effetti sull'alunno. Il principale esponente di questa corrente della psicologia, Carl Rogers, ha elaborato una forma di psicoterapia basata sul rapporto di parità tra terapeuta e paziente, perchè, secondo Rogers,  ogni individuo possiede la capacità di auto-comprendersi, migliorare e trovare soluzioni alle proprie difficoltà.
 Ispirandosi a questo approccio di parità, un insegnamento, per risultare efficace e significativo, deve essere flessibile e spostare il suo interesse dai contenuti al protagonista della relazione educativa: l'alunno.
Una pratica didattica ispirata alla teoria umanista, secondo Rogers, richiede tre atteggiamenti-chiave:
  • Empatia: L’empatia è la capacità di sintonizzarsi e comprendere gli stati emotivi e cognitivi del cliente. Questa capacità richiede una buona dose di attenzione e sensibilità nell’accogliere i vissuti dell’interlocutore, anche quando questi possono divergere profondamente per esperienza, valori o idee dai nostri.
  •  Autenticità: Il concetto di autenticità riguarda la capacità di essere spontanei e trasparenti nelle relazioni. Mostrare ciò che realmente c’è, senza, ad esempio, nascondersi dietro il ruolo che in quel momento stiamo ricoprendo . Essere autentici vuol dire esprimere solo ciò che realmente corrisponde al proprio sentire, evitando frasi stereotipate e restando in contatto empatico con il nostro interlocutore.
  • Accettazione incondizionata: L’accettazione dei vissuti e delle esperienze, astenendosi da ogni forma di giudizio, accettare la realtà esistenziale dell’altro e valorizzare l’altro per ciò che è. Accettazione non vuol dire condivisione o approvazione incondizionata di idee, opinioni e sentimenti diversi dai nostri, bensì il riconoscere all’altro la libertà di provarli; è una forma di rispetto profondo dell’altro da sé , un modo di essere dell’agevolatore che contribuisce a dare alla relazione la qualità imprescindibile della comprensione profonda.
 Questa impostazione risponde all'esigenza di preparare l'alunno a una società che cambia rapidamente, per questo Rogers afferma che la scuola deve creare individui aperti alle novità e alle trasformazioni. L'insegnante deve insegnare a imparare, cioè fornire gli strumenti metodologici necessari per usare consapevolmente le conoscenze. l'allievo dovrà poi essere in grado di autovalutarsi e di provare soddisfazione per i risultati ottenuti: questo coinvolgimento sarà fondamentale per il successo scolastico.
la relazione educativa ha dunque lo scopo di favorire la metacognizione, ossia l'autovalutazione dei risultati conseguiti.
In conclusione, si può affermare che la figura dell'educatore ha il ruolo di facilitare l'apprendimento.

LA TEORIA PSICOANALITICA

La psicoanalisi, corrente scientifica fondata da Sigmund Freud, afferma che molti comportamenti sono originati da dinamiche inconsce.
Nello sviluppo di questa teoria, Sigmund Freud, dice che i concetti di coscienza, preconscio ed inconscio sono centrali.
L'inconscio basa la propria natura sui desideri repressi e confinati in una zona estranea alla nostra coscienza.
Il preconscio si trova "a metà" tra la coscienza e l'inconscio e ospita i contenuti mentali che sono inconsci in un particolare momento, ma che, sono accessibili al ricordo e possono diventare consci al momento opportuno, ma possono anche essere rimossi, nel caso in cui la coscienza li ritenga inaccettabili.
la coscienza invece indica la consapevolezza che la persona ha di sé e dei propri contenuti mentali.


Secondo la psicoanalisi la classe è un campo di un incontro/scontro di forze inconsce, che possono emergere attraverso una grande quantità di sintomi. La psicoanalisi invita a interpretare tali sintomi e a ricercare le cause profonde che ne sono all'origine. Questa teoria aiuta anche a chiarire la ricchezza della relazione educativa, per esempio, mette in luce i fenomeni di transfert cioè il processo di trasposizione inconsapevole di sentimenti e di emozioni che il soggetto ha avvertito in passato nei riguardi di persone importanti della sua infanzia, questo può essere sia negativo che positivo, e mette in luce i fenomeni di proiezione secondo il quale trasferiamo involontariamente il nostro comportamento inconscio sugli altri, in modo da farci credere che queste qualità in realtà appartengano ad altre persone.
 «Se provate a indicare qualcuno tenendo la mano dritta davanti a voi, vi accorgete che un dito è puntato verso l’altra persona ma tre sono rivolte verso di voi: questo può servire a ricordarvi che quando denigriamo gli altri in realtà stiamo solo negando un aspetto di noi stessi.»
-Illumina il tuo lato Oscuro – Debbie Ford. Macro Edizioni 2012, p.46

Inoltre, nella teoria psicoanalitica è molto importante l'immagine di sè, che si costruisce attraverso un lungo percorso, influenzato dalle figure di riferimento e che in ogni relazione incide profondamente sul modo di comportarsi.
Secondo la psicoanalisi un insegnante nel rapporto con gli allievi è spinto a rivivere la propria infanzia, questo fenomeno, se adeguatamente compreso, fornisce al docente una chiave per meglio capire i comportamenti degli allievi.